Questo è un itinerario on the road di Lanzarote in 3 giorni, totalmente dettato dalla casualità e dal puro spirito d’avventura.
Lanzarote in 3 giorni: 1° Giorno
⇒ Cueva de los Verdes
Noleggiate una macchina, perché comincia la prima giornata d’esplorazione dell’isola dell‘itinerario di Lanzarote in 3 giorni. In una mezz’ora di macchina si raggiunge la prima meta, ovvero la Cueva de los Verdes, un sistema di canali sotterranei che percorrono il sottosuolo dell’isola fino al mare, formatisi durante un’eruzione vulcanica del passato, che si trova nella zona settentrionale di Lanzarote.
Durante lo spostamento potrete dare veramente la prima occhiata all’isola: Lanzarote è un posto curatissimo, pulito e ordinato, che ti dà davvero un senso di pace interiore. Aiuole di cactus, pietra lavica e pomice circondano le strade, il tutto circondato dai silenti vulcani di cui l’isola è cosparsa. Veramente, veramente suggestivo.
Arrivati alla Cueva potrete venire a conoscenza del fatto che esiste un biglietto cumulativo che permette la visita a sei attrazioni turistiche dell’isola (Cueva de los Verdes, Jameos del Agua, Montañas de Fuego, Mirador del Río, Jardín de Cactus, Museo Internacional de Arte Contemporáneo). Il costo è di 30 € a persona (15 € per i bambini dai 7 agli 11 anni), che a mio avviso sono ben spesi e anche pochi per la cura e lo stato di mantenimento di ogni luogo. Il mio consiglio è: FATELO.
La passeggiata all’interno della Cueva è molto emozionante e ben organizzata e dura circa una mezz’ora. Bisogna camminare e infilarsi in strettoie veramente caparbie, soprattutto per chi come me supera il metro e novanta. La guida, secondo me, è stata molto competente (parla sia in spagnolo che in inglese). La cosa più bella della Cueva è il finale, che non voglio svelarvi per non rovinarvi la sorpresa… ma vi garantisco che ne vale veramente la pena.
⇒ Mirador del Río
Una decina di minuti in macchina verso nord e si raggiunge un belvedere unico nel suo genere, che si affaccia sullo stretto lembo d’acqua che separa le isole di Lanzarote dalla piccola isola di La Graciosa, realizzato dalla saggia mano di un uomo che ha dato un tocco artistico e di “biodesign” al “mirador”: Cesar Manrique, uno dei più significativi architetti, artisti e designer del secolo scorso, che nacque ad Arrecife, capitale dell’isola di Lanzarote.
Il Mirador del Rio è uno spettacolo emozionante che si affaccia sull’Oceano Atlantico. Tutta la struttura si integra perfettamente con la roccia e con l’ambiente naturale circostante, come se fosse parte integrante dello spettacolo che ci offre l’altezza sull’isola de La Graciosa. All’interno della struttura c’è anche un bar, sempre progettato da Manrique, dove ci si può sedere davanti ad una grande vetrata che dà sul panorama esterno.
Onestamente, la vista panoramica e l’architettura della struttura meritano veramente tanto, ma se non si fa il biglietto cumulativo pagare 5€ per un panorama è un po’ troppo, quando tra l’altro poco prima, dalla strada, si può godere dello stesso panorama gratuitamente.
⇒ Jameos del Agua
Ritornate indietro per la strada percorsa all’andata e fermatevi alla terza delle sei attrazioni visitabili tramite il biglietto cumulativo, che io consiglio vivamente: i Jameos del Agua, un luogo molto particolare, frutto sia della potenza della natura sia della mente del buon Manrique, ricavato da un canale lavico di un vulcano in cui si trova un laghetto semi sotterraneo. Al suo interno vivono milioni di granchi albini ciechi, specie locale unica al mondo, grandi dai pochi millimetri ad un paio di centimetri.
Suggestivo è l’auditorium sotterraneo, dall’ottima acustica, dove si realizzano affascinanti festival musicali, e interessante la parte superiore della struttura, in cui si trova una sezione didattica sui vulcani. Nota di demerito è sempre il prezzo, 9 € a persona, che è molto caro per ciò che offre di per sé la struttura: ecco perché non smetterò di ripetere che il biglietto cumulativo è la scelta migliore se si vogliono visitare tutte queste strutture.
⇒ Jardín de Cactus
Questo singolare giardino, che ospita cactus provenienti da tutte le latitudini e da tutti i paesi del mondo, come America, Africa, Europa, Asia, isole Canarie e Madagascar, ci ha lasciati a bocca aperta per la sua bellezza e per la grandezza delle piante presenti. Non so nemmeno dire quante tipologie di cactus vi siano al suo interno (si parla di più di 1000), ma sembra davvero di essere finiti in uno di quei posti in cui il Coyote cadeva ogni volta che falliva nel catturare Bip Bip.
Anche qui c’è lo zampino del genio artistico di Cesar Manrique, che andò oltre al concetto di cactus come graziosa pianta da decorazione da interni, creando un vero e proprio anfiteatro, con tanto di cavea e di gradinate, ricoperto di ogni sorta di cactus e pianta grassa.
Questo capolavoro di circa 5000 metri quadrati, circondato da un luogo dall’aspetto lunare e bruciato dal sole, merita veramente di essere visitato. Consigliatissimo.
⇒ Museo Internacional de Arte Contemporáneo
Si ritorna verso la civiltà, lasciandosi alle spalle vulcani, cactus e infinite lande sterrate e dirigendosi al Museo Internazionale di Arte Contemporanea, una delle attrazioni comprese nel biglietto cumulativo.
Boh, che dire? Sinceramente io eviterei di inserirlo nel biglietto. Nelle guide si promettono quadri di Mirò e Picasso ed viene descritto come imperdibile, ma alla fine, sempre secondo me, non c’è nulla di tutto ciò.
A mio avviso, dovrebbero inserire la Fondazione di César Manrique anziché questo. Una delusione, davvero, soprattutto se si pensa che il biglietto singolo per entrare costa 4,50€.
Vale la pena di essere visto solo perché il museo è contenuto all’intero del Castillo de San José, originariamente costruito per respingere i pirati e alleviare la povertà sull’isola sulla scia delle grandi eruzioni vulcaniche del 1730. Come risultato divenne noto localmente come la Fortezza della Fame.
Ad ogni modo, se non siete amanti spassionati dell’arte, dedicate più tempo alla capitale Arrecife.
⇒ Arrecife
Arrecife ospita circa la metà degli abitanti dell’isola, con una popolazione di circa 60.000 abitanti, e vanta una grande quantità di negozi, spiagge, parchi, viali, locali notturni e tutto il trambusto urbano che ne consegue.
La città una volta, piuttosto ottimisticamente, è stata descritta come “La Venezia dell’Atlantico’, ma diciamocelo, in termini di architettura, per non parlare dei gondolieri o dei corsi d’acqua, con la nostra Venezia ha poco da spartire.
Tuttavia, la città ha un centro molto pittoresco, che si concentra intorno a El Charco, le principali passeggiate sul lungomare e i vari parchi, e può anche vantare un interessante patrimonio storico, tra cui due castelli.
Il più visibile di questi è il Castillo de San Gabriel, risalente al 1590 e oggi sede di un museo dedicato alla storia dell’Arrecife.
Lanzarote in 3 giorni: 2° Giorno
⇒ Parco Nazionale Timanfaya
Il Fate una colazione abbondante e partite per l’ultima attrazione offerta dal biglietto cumulativo del giorno precedente, ovvero il parco nazionale Timanfaya, una landa desolata di 50 km2 di nulla più assoluto inframezzato da vulcani solitari silenti ormai da quasi 400 anni. Se non fosse per il blu intenso del cielo che fa quasi sempre compagnia ai lanzaroteñi, tante foto scattate nel Timanfaya potrebbero passare per paesaggi marziani o lunari.
Ancora prima di arrivare al parco si attraversa un paesaggio aspro e selvaggio, in cui la strada si snoda fra colate di lava nera. Il silenzio pervade tutto il posto, il che rende il tutto molto suggestivo.
La qualità ambientale del Timanfaya è tale che per preservarlo è possibile accedere solo a determinate zone e solo in determinati momenti, tant’è che è possibile anche accedervi in sella a dei cammelli in alcuni giorni della settimana. Sono invece sempre previsti i tour nel parco a bordo dei pullman messi a disposizione dall’organizzazione del Timanfaya, il che permette apprezzare la desolazione e la bellezza naturale del luogo.
Pecca, a mio avviso, del tour è l’impossibilità di poter scendere in alcuni punti del parco per scattar fotografie: si è costretti, invece, a scattarle da finestrini pieni di impronte di mani dal proprio posto a sedere. Ad ogni modo, i 45 minuti di tour nel parco ti lasciano un non so che di magico addosso. Un’esperienza veramente significativa, soprattutto se, come il sottoscritto, si ha un grande rispetto per la maestosità delle opere di Madre Natura.
Al rientro fermatevi al ristorante, ideato anch’esso da Cesar Manrique, che serve piatti alla griglia cucinati con il calore della terra. Personalmente, adoro uno degli aperitivi tipici delle Canarie, le papas arrugadas, ovvero delle patate tipiche bollite senza pelarle, a cui si aggiunge molto sale, in modo che a fine cottura rimanga una crosta di sale sulla buccia. Vengono accompagnate dal mojo, una salsa a base d’olio di oliva, aglio, sale e aceto, la quale ha due varianti, entrambe squisite: il mojo verde, a base di prezzemolo, e il mojo rojo, a base di paprika.
⇒ Los Hervideros
Dal parco di Timanfaya ci si muove verso sud-ovest, in direzione di uno scenario naturale meno conosciuto ma dal fascino immediato, la scogliera di Los Hervideros, ma prima di arrivare alla meta fermatevi alla spiaggia nera, conosciuta come Playa de Montaña Bermeja, che si incrocia sulla strada, al cui interno si trova un piccolo laghetto smeraldino.
Ristoratevi al suono delle onde e riprendete il viaggio per l’ultimo chilometro, alla fine del quale si raggiunge la scogliera, che si dimostra veramente imperiosa. Los Hervideros si getta a picco sull’Atlantico, che percuote con le sue le impetuose onde le scogliere del sito, generando una sorta di nebbia e di vapore che sembra far ribollire l’acqua marina. La magnificenza del posto è caratterizzata anche da una serie di cavità e di grotte, da cui si può godere del meraviglioso spettacolo che la natura esercita implacabile.
⇒ Playa Blanca
Lasciatevi Los Hervideror alle spalle e vi imbatterete in una distesa di saline, le Salinas del Janubio. La varietà di colori è molto particolare, perciò concedetevi qualche minuto di sosta per ammirarle meglio da un’altura lungo la strada. Ma il tempo scappa, perciò rimettetevi subito in marcia in direzione Playa Blanca, ridente cittadina sulla costa meridionale dell’isola.
Consiglio: visitate Lanzarote d’inverno. La cosa meravigliosa di essere a Lanzarote in pieno inverno, oltre al fatto che il clima è strepitoso, è che il numero di turisti è così esiguo da permettere il godimento totale dell’isola.
Giunti a Playa Blanca concedetevi un pomeriggio tranquillo, camminando tra le viuzze della cittadina da bravi turisti. Qualche scatto fotografico alle spiagge e ripartite per il profondo sud dell’isola, direzione Playas de Papagayo, una serie di spiagge situate sulla Costa Rubicon.
⇒ Costa de Papagayo
La strada per raggiungere il luogo è totalmente sterrata, quindi preparatevi a saltare come foste preda di un terremoto. Ad ogni modo, una volta sul posto (l’ingresso costa 3€, costo simbolico a macchina per la salvaguardia del Parco Naturale in cui state entrando) i colori della sabbia e i picchi del Hacha Grande, che fanno da contorno alla zona, rendono il tutto uno spettacolo incredibile. La zona è divisa in diverse spiagge raggiungibili a piedi, il che dà l’imbarazzo della scelta.
L’ora tarda vi regalerà la quasi totale solitudine in questo gioiello naturale.
Lanzarote in 3 giorni: 3° Giorno
⇒ Ermita de las Nieves
Terzo giorno a Lanzarote. Prima tappa è l’Ermita de las Nieves, il punto più alto dell’isola, a ben 608 metri d’altitudine. Il vento soffia senza sosta, quindi una felpa addosso non vi dispiacerà affatto. Sul posto si trova una piccola cappella, dedicata alla Madonna della Neve.
L’altezza regala panorami mozzafiato, dalla montagna di Las Peñas del Chache alla Playa de Famara, fino agli Montañas del Fuego nello Parco Nazionale di Timanfaya, passando per la pianura di sabbia di El Jable. La vista è ancora più bella se si avanza di un paio di centinaio di metri dalla cappella fino al bordo della scarpata (non c’è alcun pericolo), che scende da modo brusco dall’altitudine di 600 m fino al livello del mare: si può vedere sulla destra l’arcipelago Chinijo, con le isole di La Graciosa e Montaña Clara.
L’Ermita de las Nieves è uno dei posti che porterò sicuramente nel cuore per tutta la vita.
⇒ Teguise
E giù che si scende dalla montagna, avvolti da un silenzio tombale che ti riempie di serenità. Il cielo è azzurro come poche volte lo vedrete nella vostra vita e il profumo nell’aria è incantevole.
Prossima tappa è la cittadina di Teguise, che d’estate si riempie di turisti. D’inverno invece è vuota, quasi spettrale, con giusto qualche negozietto aperto per i nativi. Visitate prima la principale chiesa locale, Iglesia Matriz de Nuestra Señora de Guadalupe, e poi infilatevi nei pochi negozi aperti a caccia di souvenir.
⇒ Playa de San Juan (Famara)
Dall’alto dell’Ermita avevate avvistato una zona nel nord-est dell’isola con un villaggio disposto quasi a formare un quadrato, con lunghe spiagge apparentemente prive di presenza umana: si tratta di Playa de Famara, uno dei posti più ambiti nelle stagioni calde dai surfisti. Quindi da Teguise si parte e in poco più di un quarto d’ora si raggiunge il luogo.
Lunga quasi 3 km, la spiaggia ha una sabbia molto sottile e di un colore bruno tendente allo scuro, ma non fermatevi qui e proseguite in una strada sterrata, che vi porta in una zona esterna alla zona abitata, ovvero Playa de San Juan. Qui il silenzio regna sovrano e la spiaggia è ricoperta da conchiglie enormi. Il paesaggio è pazzesco, lunare, manca solo l’assenza di gravità per renderlo fantascientifico.
⇒ Puerto del Carmen
E visto che allo stomaco non si comanda, passate la seconda metà della giornata nella città di Puerto del Carmen, principale località turistica dell’isola.
Qui la vita si fa sentire nella moltitudine di locali e persone che circolano per le strade cittadine. Fermatevi a pranzare nella zona portuale, dove il cibo spazia dai classici tapas spagnoli agli hamburger, dalle insalatone a ottimi piatti di carne e pesce.
Una volta rifocillati, esplorate un po’ la zona bassa della città, ossia quella sul lungomare. La città è gradevole, ma non ha nulla a che vedere con ciò che può regalare Lanzarote nei luoghi distanti dai centri abitati.
Dopo una bella passeggiata, guardate il sole scendere al di sotto del mare dalle grandi spiagge della città.